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Nel secolo scorso i figli erano considerati una benedizione di Dio, i lavori agricoli richiedevano molte braccia, quindi le famiglie erano più numerose di oggi. I più desiderati erano i maschi perché significavano preziosa manodopera. Le donne partorivano in casa con la levatrice. I neonati venivano fasciati dal collo ai piedi, e portavano una cuffietta di cotone lavorato. I bambini non avevano molto tempo per il divertimento, le femmine collaboravano con la mamma nelle faccende domestiche ed accudivano i più piccoli, i maschietti aiutavano nei campi. Giocavano con cerbottane o fionde, con il materiale che c’era a disposizione e tanta fantasia o con bambole di pezza riempite di segatura. Il cibo era povero e razionato; latte con pane o castagne secche ben cotte, polenta, minestra e formaggio casalingo. Il prezzo pagato dall'infanzia durante il più terribile dei conflitti fu alto; bambini e ragazzi furono testimoni e vittime. Caddero sotto i bombardamenti, patirono la fame, furono costretti a fughe di massa o morirono nei campi di sterminio. Parecchi parteciparono anche attivamente: contrabbandando cibo, trafficando al mercato nero, occupandosi di genitori, fratelli e sorelle malati, lavorando duramente al posto del capofamiglia, tutti dovevano essere utili alla patria. La vita non era più la stessa e si viveva nella paura, i bambini dormivano vestiti per correre nei rifugi al suono dell'allarme.
L’abbigliamento era misero: un berretto, una giacca, un paio di calzoni di fustagno a mezza gamba con rattoppi sulle ginocchia e sul sedere, calze di lana filata in casa e zoccoli di legno perché la suola serviva per gli scarponi dei soldati. Le ragazze indossavano una gonna e d’inverno portavano uno scialle di lana. Nessuno doveva avere indumenti di colore rosso perché identificava il nemico comunista. Il fascismo riformò l’istruzione, le diede un carattere nazionale e militarista, estese il suo controllo su tutti i manuali scolastici in uso nelle scuole, preparare il fisico ed il morale dei futuri soldati italiani. I ragazzi avevano l’obbligo scolastico fino alla sesta classe. Con questa riforma l'analfabetismo fu quasi debellato. I ragazzini avevano una cartella di cartone o fatta con la iuta dei sacchi delle patate. Un astuccio di legno con: matita, gomma, cannetta e pennino, carta assorbente, un quaderno a righe ed uno a quadretti. Gli insegnanti erano severissimi e si potevano permettere qualsiasi punizione, bacchettavano chi chiacchierava, non mancavano schiaffi o l’esser messi in ginocchio sui sassolini. Lo scolaro malmenato, non si lagnava mai con i genitori perché, altrimenti, a casa, avrebbe ricevuto il doppio delle botte. Affiancati alla scuola sorsero l’Opera Nazionale Balilla, la Gioventù Italiana del Littorio e i Gruppi Universitari Fascisti, con l’obbligo della frequenza dalla prima età ai 21 anni. Questi enti morali si appropriarono del tempo libero dei giovani con l’intento di renderli consapevoli della loro italianità e del ruolo di fascisti del domani. L’ONB era suddivisa in: figli e figlie della lupa (6/8 anni), balilla/ piccole italiane (9/13 anni), avanguardisti/giovani italiane (14/18 anni) e, secondo l'ideologia fascista, mirava all'educazione spirituale, culturale, fisica e religiosa, all’agonismo ginnico-
Durante la seconda guerra mondiale i bambini italiani, sia maschi che femmine, furono anche attori protagonisti di azioni belliche. I militari italiani non integrarono ufficialmente bambini e adolescenti nel Regio Esercito, ma ci fu chi si arruolò volontariamente mentendo sulla propria età.
Altri si unirono spontaneamente alla resistenza italiana come: messaggeri, vedette o sabotatori. Spesso i soldati americani adottavano alcuni orfani, dando loro uniformi o tenendoli come semplici mascotte. In Italia, in seguito alla messa al bando del movimento scout previsto dalle leggi fasciste, nacque lo scautismo clandestino, che combatté una resistenza disarmata e non violenta, salvando ebrei, oppositori politici e prigionieri di guerra di diversa nazione, razza, religione.